04/02/06

Reset

La cella monacale era spoglia, , entrando fu colpito dall’odore di calce e di legno antico, con uno sguardo potevi coglierla tutta, la luce entrava dai vetri lindi della finestra ed il bianco delle pareti era curiosamente contrastato dal giallo acceso della coperta sul letto e dal legno scuro dell’inginocchiatoio e della piccola scrivania.
Si sedette sul letto, le braccia allungate , le mani fra le ginocchia, il capo un po’ chino, c’era silenzio ed il tepore del primo autunno rendeva la temperatura confortevole.
Ogni tanto veniva qui per riflettere per girare gli occhi come una bambola rotta e guardarsi dentro.
Si sdraiò, le mani dietro la testa e cominciò a smontare, a semplificare con metodo e rigore quei pensieri che rendevano complicata ogni mossa della sua personale partita a scacchi con la vita.
Una riduzione ai minimi termini alla ricerca della mossa elegante.
Il bianco del soffitto era il foglio vergine sul quale ogni volta riscriveva la sua storia e nel bianco tutto sfuocava lasciando nitidi solo i valori, singolarità irrinunciabili.
Nuova energia fluiva nel suo essere.
Aprì gli occhi, allungò il braccio per girare la chiave dell’accensione, mise la freccia ed uscì dal parcheggio per tornare a casa.

1 commento:

Bluvulvet ha detto...

uhhhhhhh che bello tutti nelle nostre cellete dai svariati coloti wrom wrom
azz la mia Agila è proprio cubica come una cella :-)))))