10/04/08

Touchè

La signora poco oltre la quarantina seduta davanti a lui sembrava scappata dal marmo dell’obitorio, i magnifici occhi dorati erano spenti, il viso grigio, il sorriso un fantasma di se stesso, i capelli pendevano opachi ai lati del viso.
“La cosa che mi fa soffrire di più è che non ricordo nulla di quei giorni” disse tormentandosi le mani.
“Lei è viva signora, miracolosamente viva, questo è il novantanove per cento del risultato, ora lavoreremo sull’uno per cento, la qualità della sua vita che migliorerà un poco ogni giorno, per quanto riguarda l’amnesia lei, come chiunque, ne aveva già esperienza, pensi a quei sogni o incubi che ricordiamo per qualche istante e poi svaniscono nel nulla, non serve ricordare” affermò Haemo con voce calma.
“Grazie professore” mormorò emozionata.
“Che grazie e grazie, sono 750 Euro e la raccolta completa di Tex Willer che ho visto a casa sua, stia bene cara” e le porse la mano da baciare.

1 commento:

Jean du Yacht ha detto...

poi lei si accomiatò (sembra il nome di uno stile, tipo rococò, ma non si può dire "lei si rococò") cantando: Touchè-ndi dalle stelle, oh Haemo del cieeee-lo, ecc. ecc.