Nel corso della vita una discreta percentuale di umani per motivi oscuri viene colta da un pensiero:
” Potrei prendere una barca” , tale folgorazione viene immediatamente archiviata da chi vive in zone continentali o desertiche e dimenticata come i sogni al mattino.
Chi invece vive in zone costiere marine o lacustri comincia ad elaborare progetti, a consultare cataloghi, computers ed amici diportisti.
Si scatena così una dinamica perversa a causa della quale il pensiero di partenza si trasforma in :
” Devo avere una barca!”.
Per la stragrande maggioranza di coloro che cadono in questa spirale il problema si può riassumere in una parola: Denaro.
Uno dei rischi maggiori dell’aspirante diportista è il crollo verticale dell’autostima, il malcapitato, fino a ieri uomo felice e realizzato, scopre con sgomento di essere poco più di un pezzente visitando il salone nautico o osservando qualsiasi vetrina di barchivendoli.
La maggior parte di questi infelici , passata la fase dell’infatuazione, ridiventa normale mentre un piccolo drappello persevera nel proposito ed effettivamente diventa proprietario di una barca.
Un nuovo mondo gli si svela, scopre parole nuove, regole nuove, prima andava al mare con un libro e passava il pomeriggio dormendo sulla sdraio, ora si deve districare fra regolamenti e divieti complicatissimi e criptici con la spada di Damocle della Guardia Costiera in perenne agguato, istituzione encomiabile ed insostituibile il cui motto segreto è
:” Come ti muovi ti fulmino!”
Non parlerò della regressione alla fase fanciullesca tipica dei proprietari di barca le cui conversazioni spesso sono del tipo: “ La mia è più grossa della tua, la tua è lenta, la mia è gran boliniera, guarda che poppa eccetera”
Ma le poche volte che esci in mare sei tu e lui, rispettalo e ti darà felicità consapevole, il mare non si può vincere, la vittoria sta nel non essere sconfitti ed ogni volta che rientri sarai un po’ più ricco dentro.
03/02/12
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