28/02/06

Negroni

Le stelle brillavano nel cielo nero, Uomo le osservava rapito e una scintilla d’infinito gli si accese dentro, tornò da Donna nella caverna e le disse: “ Fai il tuo fagotto e và, ho scoperto che mi piace il Cacciatore, quello piccolo, il Cacciatorino”
Lei abbozzò una timida protesta ma fece su le sue cose ed andò.
Lui divenne il primo gay della storia ed in seguito inventò il colesterolo.

La gita

Quel giorno Haemo decise di fare una gita fuori porta con i suoi assitenti, l’aria era tiepida e intorno brillava la primavera, fu un viaggio un po’ lungo, in quanto decise di provare la sedia gestatoria che si era fatto approntare da un ex paziente noto ebanista.
I giovani si alternavano alle stanghe mentre lui sorseggiava del rosolio e benediceva svogliatamente le due ali di folla che si erano raccolte ai lati della strada, qualcuno lanciava fiori, altri vinti dalla commozione si inginocchiavano in lacrime.
Finalmente giunsero a destinazione, l’oste del “Aux lapìn agìle” li aspettava sulla soglia, orgoglioso che la sua umile osteria fosse stata prescelta dal Plurinobel.
Dopo il baciamano di rito: “ Sono onorato oh Superumano! Cosa posso approntare che le sia gradito?” chiese il tapino.
“ Vorrei dell’alce alla Sorrentina ed una pastorella sudaticcia, e bada che siano freschi entrambi!” rispose Royd severo.
L’oste per l’emozione morì.
“ Sempre lavoro!” brontolò l’Ippocratico poi aggiunse: “ Alzati e cammina!”.
L’oste resuscitò e oltre al pranzo, che offerse, pagò una salatissima parcella.
Oh Yeah

27/02/06

Storia tristissima

Vinse un viaggio a New York col concorso dell’Ovomaltina, l’aereo cadde in mezzo all’Atlantico, lui fu l’unico sopravissuto, galleggiò per 21 giorni su un canotto e quando vide all’orizzonte una nave, per la gioia morì.

26/02/06

Pani&Pesci

“Ma cos’è che mi infastidisce così?” pensava Haemo camminando lungo i tre chilometri del viale della sua villa, “Sarà la pasta coi ceci , la porchetta e le salsicce coi fagioli di ieri sera o questa wheltanschaung che ogni tanto mi assale?”
“ Sarà questa impasse Hegeliana che mi impedisce una sintesi a rendere compiute la tesi e l’antitesi della mia vita o quel cazzo di barolo del ’96?”
Così ragionando arrivò al cancello al di là del quale stazionava la solita folla di lebbrosi e ciechi, estrasse il telefonino e chiamò la ditta di catering alla quale ordinò ottanta porzioni di baccalà alla lusitana ( bollito) e del pane, gli piaceva distribuire pani e pesci agli straccioni.
Dalla folla salivano implorazioni ed urla: “ Toccami!….sanami!…che ore sono?…”
Nell’attesa cantò per loro “ Dove sta Zazà ” e tutti si divertirono un mondo.

Acquarius

C’era da fare la coda ma pazienza, ne valeva la pena, in sala d’aspetto l’aria di Casta Diva si alternava ad un pezzo di Hard Horror Rock creando sconcerto in chi era li.
Il disagio era palese, qualcuno si teneva nervosamente le mani, altri osservavano di sottecchi i compagni d’attesa, una signora in pelliccia si alzò e se ne andò senza una parola.
In chi restava saliva la curiosità e il tempo passava lento.
“ Dicono che faccia miracoli” pensava De Pretis aggiustandosi furtivo la cravatta, era tanto che voleva provare, fra poco avrebbe saputo.
Finalmente entrò e seppe.

Marlboro

Non ricordava l’ultima volta che si era fatto la barba né l’ultima che si era lavato, eppure dentro era pulito come non lo era mai stato nell’altra vita, contabilità semplificata, pochi spiccioli nelle tasche, il bene e il male mai così nitidi nella mente.
Ogni tanto un profumo, un gesto risvegliavano per un momento i fantasmi di antichi amori e la superficie della sua anima si increspava un attimo.
Si esercitava per rendere la sua serenità e gioia interiore indipendente dall’ambiente che lo circondava e qualche volta ci riusciva.
Tese la mano ad uno degli schiavi tutti uguali che passavano : “ Và a lavorare barbone!” , non li sentiva neanche più, raccolse una cicca dal portacenere all’ingresso di Feltrinelli che ne aveva di lunghe e fumò beato, era una Marlboro.

25/02/06

Oroscopo

Aveva voglia di emozioni così comprò un giornale e lesse l’oroscopo, il suo diceva:” Acquario: dovete smetterla di ricercare emozioni, mettetevi il cuore in pace, siete finiti, datevi al volontariato.”
Aggrottò la fronte, gli occhi rivolti in alto con espressione pensosa rifletteva, entrò alla Rinascente e nel reparto giocattoli prese una pistola con la quale tentò una rapina alla cassa cinque, la commessa azionò l’allarme silenzioso e fu costretto ad asserragliarsi nel grande magazzino con sei ostaggi, dopo otto ore di estenuanti trattative e dopo una fugace avventura con una donna colta da sindrome di Stoccolma, si arrese alle forze dell’ordine.
Nella casa circondariale della quale fu ospite per qualche tempo ebbe agio di decidere che gli oroscopi erano tutte cazzate e gli venne pure la proctite.

24/02/06

La collezione di peli

Il Sempre Nuovo si voltò verso i suoi assistenti, immediatamente tesi e attenti al Verbo: “Ricordate, fate le cose in fretta ma mai frettolosamente” disse, “ Tu Luca mio prediletto elenca il decalogo che vi ho insegnato.
Luca diligentemente iniziò ad elencare:
1) Onora il tuo Maestro
2) Ricordati che il suo riposo è sacro
3) Non toccare il suo fonendo
4) Non trombare le sue pazienti
5) Non farti trombare che dal Maestro (per le femmine)
6) Ricordati che se non sai di non sapere ti sembra di sapere
7) Fai le cose in fretta ma mai frettolosamente
8) Quando hai un dubbio su cosa fare per la persona che hai davanti fingi che sia il Papa
9) Non cercare di cambiare la realtà, cambia gli occhi coi quali la vedi
10) Cerca di divertirti facendo il tuo lavoro.

“Bravo Luca, tieni uno zuccherino” disse il Protomedico e aggiunse.” adesso potete andare giù a giocare meno tu Linda, vorrei mostrarti la mia tricoteca”.

Lirica

Ogni volta gli succedeva la stessa cosa, alle prime note di “Un bel di vedremo” cantata dalla Callas, un angelo gli accarezzava l’anima e avveniva il miracolo, gli occhi cominciavano a bruciare e lentamente le lacrime scendevano lungo le sue guance,
Gli venivano in mente le generazioni prima della sua che si erano succedute e si erano commosse ascoltando la stessa aria, un senso di continuità e di appartenenza lo permeava assieme alla gioia e all’orgoglio di appartenere ad un Paese che era riuscito a produrre cose come quella.
Sognava Maria che, in un paradiso nel quale non riusciva a credere, cantava per Dio rendendogli onore e gloria e la morte gli faceva un po’ meno paura.

23/02/06

Programmi dell'Ascesso

“Dio che dolore, mamma che male, guarda qui come sono gonfio, e domani devo apparire alla tv (Tele meno ), che cazzo prendo, da testate nei muri, che male da morire, non riesco quasi a camminare, e quella Signora col vestito lungo azzurro chi cazzo è?”

Dilemma

Il Cerebrale stava facendo la terza delle sue abituali quattro ore di preghiera giornaliera quando bussarono alla porta: “Strano” pensò, “ tutti sanno che la mia meditazione è non interrompibile, sarà certamente un caso urgente” e dispose l’animo, costituzionalmente buono, alla soluzione del problema ignoto.
“ Caro metto queste o queste?” gli chiese Eunice che portava una scarpa nera ed una crema.
Le fece un’amputazione tarso metatarsale su due piedi.
“ Et voilà….caso risolto!” e tornò a pregare, era pio.

Da Peppino Pesci Vivi

L’incrociatore spaziale "Da Peppino Pesci Vivi" solcava il vuoto con una traiettoria rettilinea, erano sei giorni terrestri e quattro ore che i motori a muoni erano stati spenti e stavano raggiungendo il momento di riaccensione nel punto di massima accelerazione ottenuta adoperando le linee gravitarie della doppia stella F 467.
“Tutti pronti ai loro posti riaccensione e salto ultrafotonico fra otto minuti” disse la voce sintetizzata del computer di bordo.
Haemus il comandante controllò con lo sguardo che in plancia tutto fosse in ordine e che gli ufficiali ed i marinai fossero ben assicurati al loro posto, saltare era sempre un’esperienza singolare, ogni salto aveva una sua personalità, spesso passava inavvertito, altre volte ti sentivi fluire dentro l’energia di cinque soli.
5…4…3…2…1…GO!
Una brusca decelerazione spinse Haemus contro le cinture,: “”aprire la visione esterna” ordinò severo.
Le pareti a 360 gradi si depolarizzarono ed ai loro occhi apparve una diffusa luminescenza bruna.
“Fuori gli analizzatori” fu ordinato.
Immediatamente iniziarono ad affluire dati sullo schermo posto nella consolle di ogni ufficiale
“Comandante c’e’ qualcosa che non quadra” disse con voce rotta Gesuinus l’ufficiale scientifico “ “l’analizzatore dà fibre, proteine, sali biliari, carboidrati e acqua in proporzione variabile!”
Il comandante armeggiò freneticamente con la tastiera, poi aspettò trepidante la risposta.
Ci volle solo qualche istante.
La lesse incredulo poi:” Siamo nella merda!” esclamò.

22/02/06

Two is better than one

Era seduto davanti a Haemo in punta di sedia, irrequieto, gli occhi che sfuggivano quelli del Ippocratico.
“Qual’è il problema?” gli chiese il Superclinico.
“Ecco, per dirla chiaramente….soffro di eiaculazione precoce” disse lo sfortunato
“Precoce quanto?” chiese l’Indagatore con aria interessata.
“Tanto precoce professore” rispose il Graticolato
“Senta, siamo tra uomini, parliamo chiaro, per aiutarmi a capire, mi dica, da quando penetra la signora a quando viene quanti colpi le dà?” chiese con tatto il Principe dei Clinici.
“Uno!” rispose l’infelice.
“Uno…mhhh…in effetti è un po’ pochetto” disse Haemo e scrivendo la ricetta aggiunse: “ ma ora le darò una cura infallibile, aumenterò la sua performance del 100%, la porterò a due!”
L’Amatore sorrise felice, pagò la parcella e si affrettò verso casa.

Amor che a nullo amato amar perdona

L’Ape 50 rally arrancava su per la salita, Haemo alla guida si guardava intorno compiaciuto, era riuscito finalmente ad averla e, accompagnato dal ronzio lamentoso del motore si stava recando alla Madre di tutti gli appuntamenti.
L’aveva prenotata sei mesi prima all’Alveare, il concessionario quando aveva visto entrare il distinto signore era rimasto un po’ perplesso, quando poi il Singolare aveva espresso il desiderio e la volontà di possedere una Rally era rimasto francamente sbalordito ma bussines is bussines.
E ora il manubrio trasmetteva gradevoli vibrazioni alle braccia ed al torace di Royd, mentre saliva il piccolo San Bernardo pensava agli occhi sgranati di Elena quando lo avesse visto arrivare, l’enorme quarto di bue nel cassone era per lei, per dimostrarle tutto il suo amore.
Era sicuro, prima dell’amore lei lo avrebbe lasciato bere dalla botticella che così vezzosamente teneva al collo. “Oh Elena…Elena mi hai stregato” pensava e pregustava il momento.

21/02/06

Francesco

Il silenzio era assoluto, Haemo tendeva l’orecchio facendosi coppa con la mano , gli occhi verso l’alto, ascoltava attento, ma niente.
Dopo circa due ore, appena percettibile, si sentì il ronzio di una mosca, eccola, bella cicciotta volava in modo stocastico, continuava a fare delle traiettorie senza senso apparente, le ali iridescenti raccoglievano la luce.
Che meraviglia! Dio come amava la natura in tutte le sue manifestazioni!
Stanca la mosca si posò sul libro aperto del Assisano, lui la guardò concentrato, poi, sollevato il blocco per appunti, con un colpo preciso la spiaccicò e ristette pensieroso.

20/02/06

Puzzle

Studiava giorno e notte, era abituato ad avere delle risposte spesso sorprendenti da quella parte della sua mente che andava in modo apparentemente autonomo, ma questa volta era dura…molto dura, la razionalità aveva già fatto fiasco, non si può descrivere una musica con un disegno, così aspettava che qualcosa venisse a galla, una soluzione, un’idea.
E la soluzione fu…abbandonare la binarietà, la logica del tutto o niente, accontentarsi e vivere com’era anche questa stagione .

Leon Hard

Non aveva seguito le regole del villaggio ed era giunto il momento di lasciarlo, la condanna era irrevocabile, mentre metteva insieme le cose che avrebbe portato con sé si sentiva strappare dentro, doveva scegliere, il cammino sarebbe stato lungo e difficile.
Non voleva oggetti che gli avrebbero ricordato i giorni che quando li aveva vissuti gli erano sembrati tutti uguali ed ora, già gli apparivano connotati da una felicità retroattiva, i vestiti che aveva addosso, un coltello, del fuoco e poco altro.
Scorse con uno sguardo la vita che scorreva normale, forse il segreto era li, nella normalità, nell’essere tutti uguali, nel non farsi domande, ma lui proprio non poteva farne a meno e ora pagava.
Aveva osato accendere il fuoco sfregando assieme le pietre che scintillavano e tutti sapevano che il fuoco è sacro e scende dal cielo, “sacrilegio empietà “ aveva sentenziato lo sciamano e gli anziani avevano decretato l’esilio perpetuo per placare gli dei.
Cuor di Leone scosse la testa tristemente e fece il primo di molti passi…

Bontà

Haemo camminava per strada quando si ricordò del compleanno di Linda , la sua segretaria, entrò in una oreficeria e comprò per la sua collaboratrice un orologino Rolex speedmaster in oro.
Linda l’estate precedente era arrivata seconda al concorso di Miss Muretto ad Alassio, Haemo non aveva secondi fini, era solo molto molto buono.

19/02/06

Benedicite

“ So di stare morendo, a mio marito non posso parlarne si spaventa, coi miei figli nemmeno, non voglio ferirli, all’IST sono una malattia, sono disperata e sono sola” disse la signora ad Haemo, si guardavano negli occhi, doveva trovare una risposta.
“ Sai che ti voglio bene, quando vuoi parlarne con qualcuno vieni qui da me, ti prometto che non avrai dolore fisico, quello lo so curare, per l’altro dolore sarò qui ad ascoltarti ogni volta che vorrai”
rispose Haemo poi si congedarono.
Rifletteva, la sala d’aspetto era ancora piena, prese dei fogli e delle penne, uscì, e disse:” Tempo fa venne da me un uomo e…” e disse le cose che gli aveva detto la paziente sfortunata, “voi cosa avreste risposto?” aggiunse, poi consegnò carta e penna a ciascuno chiedendo di scrivere quello che avrebbero risposto al suo posto e di consegnarglielo quando fosse giunto il loro turno di entrare da lui.
Man mano che entravano i foglietti si accumulavano sulla scrivania, fu non senza una certa sorpresa che si accorse che le risposte erano nettamente divise in base all’eta’ mentale delle persone che le avevano scritte.
I giovani dicevano:” Sputtanati tutto, goditi la vita, prendi tutto quello che puoi”
Le persone mature:” Parla con le persone a cui vuoi bene, non lasciare niente di incompiuto se puoi”
I vecchi:” Prega il Signore, dopo c’è un’altra vita sii pio”
Finite le visite Haemo stette ancora un po’ in studio, i foglietti fra le mani…rifletteva.

Proverbium

Il consiglio degli anziani si riunì convocato da Rhana, la sacerdotessa del Templum.
“ Ho riflettuto sul fatto che ogni volta che dobbiamo mettere in ordine il magazzino del Templum prima viene fuori un gran casinum, sottopongo a questo consiglio istanza per la coniazione di un nuovo Proverbium”
Gli anziani si riunirono in piccoli gruppi di lavoro e dopo quattro ore, in sessione plenaria il portavoce di ogni gruppo espresse il proverbium coniato dal proprio gruppo.
“ Ordinare Humanum est” disse il primo.
Fu spernacchiato.
“ Se una farfalla sbatte le ali in Siria nevica a Roma” disse il secondo.
“Maximam idiotiam” proclamò l’assemblea.
“Per fare ordinem prima bisogna fare disordinem” disse il terzo.
Fu acclamazione, l’ Ultravergine diede l’imprimatur e tutti andarono a casa felici e contenti.

Terra

La sua sensibilità filtrava le sensazioni, gli alberi, le case, le strade , la gente erano diversi qui.
Avevano abbassato il reostato del colore dell’aria e tutto appariva meno nitido, nell’anima la costante sensazione di estraneità.
Quel giorno di febbraio si era messo un cappello alla russa, quelli con le orecchie di pelo ed una giacca di finto montone, voleva assomigliare ai locali, lo guardavi e ti aspettavi che sotto avesse una camicia bianca, i pantaloni neri ed una coppoletta in capo.
Il viso atteggiato in un’espressione seria, ma fragile.
Più di vent’anni prima un giorno in ospedale, era ricoverato per una brutta infezione ad un occhio che si era procurato con un ago dell’albero di Natale, aveva parlato un po’ con Haemo il quale ricordava le sue parole quasi precisamente : “ Ora sono io davanti con il picco e scavo, tutti i giorni scavo, ma un giorno ,quando i miei figli saranno cresciuti andranno loro avanti ed io dietro potrò comodamente togliere la terra con la pala e riposerò.”
Non era una metafora, era un pezzo di vita della sua terra, parlava il contadino.

Phobos

L’uomo davanti ad Haemo aveva la testa bassa, le spalle chiuse su se stesse, si stringeva le mani nervosamente: “ La prego dottore mi aiuti, non ce la faccio più ho paura di aver paura, uscire per andare al lavoro mi terrorizza, la gola si stringe, mi manca il fiato e mi inchiodo li….non ce la faccio proprio più” disse con voce incerta gli occhi tristi.
Il Gran Visir riflettè un poco poi: “ Lei soffre per le ferite di tutte le battaglie non combattute e di quelle combattute, le cureremo insieme, le insegnerò a guardare in faccia la paura perchè guardata in faccia diventa coraggio, evitata diventa terrore, le darò un compito, eviti di evitare le prove che la vita le proporrà ma da parte sua non le cerchi. Ha capito bene?”
L’uomo lo guardò sconcertato ma quella parte di sè che creava la paura intuì di essere stata giocata.

18/02/06

Sono le sette e tutto va bene...

Il sole stava tramontando e lentamente la luce si andava spegnendo, il gufo si svegliò : “ Un’altra giornata di lavoro” pensò un po’ contrariato.
Per il topolino ancora qualche ora.
Haemo stappò una bottiglia di “Vedova”, era l’ora del suo aperitivo.

17/02/06

Il temporale

“ Eminenza, sto male, ho perso la mia compagna e non riesco a tirar fuori tutto il dolore che sento dentro, è li come un temporale congelato, mi aiuti la prego, fa tanto male” disse l’uomo.
“ Ci vuole tanto coraggio ed una buona dose di forza per piangere” gli disse Haemo, lui lo guardò e le lacrime iniziarono a scendere.

16/02/06

Sisifo

Era il secondo martedì del mese e, come sempre c’era la riunione dei sexuomani anonimi, tutti avevano deciso di smettere e tutti aspettavano ansiosi di salire sul palco a riferire ai compagni di sventura i loro risultati così faticosamente ed eroicamente raggiunti.
“Sono ventisei giorni e quattro ore che non tocco una vagina!” disse orgoglioso Haemo.
Dalla sala uno scroscio di applausi e di bravo accolse la sua affermazione.
“ Io sono tre mesi che non eiaculo!” disse Silvio con malcelato orgoglio.
Fu un boato.
“Io ho la ragnatela disse Carla”
Fu un coro da stadio con un inizio di hola.
“ Sono più asciutta di un osso nel sahara” disse Rhana.
Fu la frenesia, per festeggiare tutti si abbracciavano e saltavano e scoppiò una gigantesca orgia.

P.S. Ad ispirare questa triste storia è stata Rhana e la sua insana mania.

Aladin

Non ricordava neanche di averla presa e, giunto a casa gli era capitata fra le mani avvolta in un foglio di giornale.
Aveva comprato quella lampada di Aladino nel bazar di Istambul, era fatta in serie ed aveva pensato fosse un regalino spiritoso.
All’interno del pacchetto, con sua sorpresa , trovò un foglietto , Istruzioni per l’uso:

“ Questa è una vera, genuina lampada magica seguire le istruzioni alla lettera e si avranno i benefici attesi, se non verrà attivata entro 48 ore perderà il suo potere e il proprietario sarà chiappato dal maluocchio”


1) Inviare l’83% del proprio CC bancario a Lo Stallo Ciro Via Cortenuova 16 Napoli

2) Effettuare donazione degli immobili posseduti alla casa di riposo La Rapida presso Lo Stallo Ciro Via Cortenuova 16 Napoli
3) Pregare dalle 4 alle 8 ore al giorno S. Gennare.
4) Strofinare la lampada 23 volte
5) Esprimere il desiderio
Per un eventuale malfunzionamento rivolgersi all’ufficio reclami di Telecom Italia.

Fu perplesso...

15/02/06

Bitter

Le poltrone del teatro erano comode, sul palcoscenico cambiavano le scene e lo spettacolo era ora divertente ora tragico ora emozionante o noioso, ogni tanto, chiamato da una mascherina in nero qualcuno si alzava e lo abbandonava anzitempo, alla fine non ci furono applausi, tutti dovettero lasciare il posto agli spettatori successivi.
Haemo andò alla biglietteria per prenotare una replica, in fondo gli era piaciuto e avrebbe voluto riviverlo, vennero chiamati quattro valletti che lo portarono via in una macchina nera.
Qualcuno lo derise: “ Peggio per lui, non doveva addormentarsi!” disse una benpensante.

14/02/06

S. Valentino 2

Per S. Valentino Haemo le regalò un cuoricino in oro e zirconi sul quale fece incidere: “ – di ieri + di domani” Eunice ne fu commossa e compiaciuta.
Il mattino seguente gli tolse il saluto e l’usufrutto vaginale.

S. Valentino

Haemo digitava concentrato:”Sei la persona più speciale che conosca, buon S. Valentino tesoro” premette invio.
Il suo secondo telefonino emise il segnale di sms in arrivo….

13/02/06

Quattro parole

Il treno correva nella notte, Haemo non riusciva a dormire così uscì dalla cabina del wagon lit in cerca di qualcuno con cui scambiare quattro parole, due carrozze più avanti, in uno scompartimento di prima classe con la luce accesa un signore in abbigliamento casual ma raffinato ed una signora sulla quarantina, graziosa nel suo abitino nero di Armani stavano chiacchierando pacati.
“Permettono che mi accomodi?” disse il Moderno Cagliostro “Prego è tutto libero” replicò il signore.
Hemo si sedette di fronte alla signora e stette in silenzio in attesa di spendere le sue quattro parole.
“Guardi, creda non è così, assimilerei il gusto dello shopping ad un moderno rituale sacrificale, il denaro sacrificato in cambio dell’idea possesso del bene desiderato, do qualcosa per ottenere qualcos’altro, mi spiego?” disse il signore rivolto alla donna .
“Posso essere parzialmente d’accordo ma le convenzioni e lo status sociale vogliono che certi oggetti siano irrinunciabili, in fondo è una questione di appartenenza, come dire, di omogeneizzazione tesa a riconoscere chi fa parte del gruppo” rispose la donna.
“Minchia che cazzate! Buonasera” disse Haemo e si congedò, gli faceva bene scambiare quattro parole ogni tanto.

12/02/06

Coito ergo sum

“Vieni con me cara” e le tese la mano, lei docile gli diede la sua, la portò nella cantina di casa …”Serviti, bevi quanto vuoi” le disse mostrando i cartoni di Tavernello che facevano bella mostra di sé negli scaffali, erano il suo orgoglio e la sua gioia, divisi meticolosamente per annate scritte col pennarello nero.
La barbona non credeva ai suoi occhi, sfiorava con la punta delle dita sudice i roseè, i bianchi, il famoso rosso: “Davvero posso Signore?” chiese.
Inorgoglito Haemo disse: “ Si ma solo per questa volta, oggi è il compleanno del mio amico De Pretis e voglio fare un’opera buona”
La poverina si sparò nel gozzo un cartone di bianco poi, fradicia, tentò di sedurre Haemo improvvisando una laida danza, sollevata la gonna ammorbò l’aria rendendola abbaccalata.
“Questo non si fa!” disse l’Umanitario facendo no col dito indice, poi la chiavò.

Causa di forza maggiore

La soffitta era scura e polverosa, qua e la ragnatele, aprì un vecchio baule, era pieno di annate di Le Ore, sospirò pensando al contributo basilare che avevano dato alla sua attività onanistica nei tempi che furono.
Era tanto che non lo faceva più, dall’ottobre del ’96 quando gli avevano amputato la destra.
“Che peccato!” pensò.

Romantic

Aveva il rossetto rosa e il rimmel sulle ciglia, le mani nelle mani, ogni volta che la guardavo distoglieva gli splendidi occhi castani imbarazzata, sciabolai la lingua uso camaleonte dritto dritto nella sua bocca, semisoffocò e si incazzò, ristetti pensieroso :” Un giorno avrai un rimpianto” pensai e scesi, era la mia fermata.

PDV

Dio che bella merda!
Era proprio una gran merda di cane, doveva essere un gran bel cane.
Ma Haemo che, calzato di sandali da Gran Visir, l’aveva calpestata non l’apprezzò…anzi si irritò un poco.

11/02/06

No!

Si chinò e le sussurrò qualcosa nell’orecchio, ascoltava attenta, lo guardò con l’ombra di un sorriso e : - No!- rispose.
Lui se n’ebbe a male e si consolò con un pranzo all’Allegro Cinghiale, non fu malaccio ma per un antipastino caldo di mare, due dozzine di ostriche dell’atlantico, pappardelle al ragù di orate che non sembravano neanche tanto fresche, astice in agrodolce, frutta di stagione, tiramisù all’amarena e maraschino, una bottiglia di Veuve Cliquot, caffè e sambuca con la mosca il conto fu salato.

Cogito ergo...

Si stava godendo il bosco, era solo, il profumo del suolo gli entrava dentro e si spandeva su fin nella testa, la salita si stava facendo più aspra ma non era sgradevole sentirla nelle gambe, quando fosse arrivato in cima avrebbe ritrovato il suo posto speciale, il prato nella radura dal quale si godeva la vista del lago giù in fondo.
Pregustava le sensazioni che avrebbe ancora una volta ritrovato e intanto pensava:”Devo riuscire a trombarmi la Maria, suo marito la settimana prossima va a Calcutta per lavoro”
Il bosco gli evocava sempre pensieri gentili, era fatto così.

10/02/06

Corto circuito

Erano minuti che cercava il coraggio per farlo sul serio, guardava il fiume scorrere lento sotto il ponte poi repentina la decisione, si lanciò.
Alcuni passanti si radunarono a guardare il giovane che si dibatteva nell’acqua, fra essi un gendarme che imbracciato il fucile lo puntò sul suicida. “Esci fuori o ti ammazzo” gridò.
Il giovane uscì.

Cuore di babbo

La stracciona tendeva la mano ai passanti, tremava un poco ed aveva il colorito giallo verdastro dei ramarri, ciuffi di capelli radi le ricoprivano il cranio semicalvo:” Fate la carità sono una favica in crisi d’astinenza” recitava un pezzo di cartone che aveva appeso al collo.
Haemo passava di li, si fermò ad osservarla per un momento poi trascinato dalla sua innata benevolenza e dal suo amore universale: “ Vieni povera creatura, vieni con me e le tese la mano”, la tapina si lasciò condurre, la volontà in eclisse di fronte al Semidivino.
La portò in Istituto dove , affidata ai suoi discepoli, la sua vita conquistò uno scopo, naturalmente l’Animalista diede ordine che le venisse praticata l’anestesia per la vivisezione.
Era buono.

09/02/06

Plus ca change plus c'est la meme chose

Si, era così, basta con le mezze misure ed i compromessi, -Alea iacta est- proclamavano i suoi neuroni, aveva deciso: -Da oggi stop!- avrebbe evitato tutte quelle situazioni che si perpetravano nel tempo, voleva eventi, non processi.
Ogni cosa doveva iniziare e finire così da poter essere archiviata per benino.
Cominciò non lavandosi più, tanto si sarebbe sporcato di nuovo, anche mangiare, tutto sommato, era una bella scocciatura, non fece più amicizia con nessuno e restò chiuso in casa con le persiane chiuse, le albe ed i tramonti lo irritavano.
Quando la sua barba arrivò all’ombelico decise che era stato un esperimento, si sbarbò, si lavò uscì e fu gentile con se stesso per tutto il resto della sua vita.
Oh yeah

Repetita iuvant?

“Non piangere bambina, non è niente, ti sei solo amputata le gambine sotto il trenino, ne metteremo due belle nuove come quelle della Barbie” la piccina guardò Haemo con gratitudine, le lacrime che si andavano asciugando sul viso di pesca.
“Fate aggiustare quel cazzo di passaggio a livello, è l’undicesima questo mese!” disse poco dopo il Semidivino un po’ seccato al telefono

08/02/06

Le scelte

Ogni volta che entrava in libreria la coglieva una sorta di vertigine, camminava lentamente fra gli scaffali ed i banchi leggendo i titoli e godendosi il buon odore dei libri, poteva esserci il mondo, lei era sola con se stessa, concentrata ed incuriosita.
Immancabilmente trovava in ognuno qualcosa che le interessava e provava la frustrazione per non poterli avere tutti.
Ma doveva scegliere e la gioia era mitigata dal rimpianto.

Femminilità

- Cara mi passi il sale per favore?- disse Haemo
-Forse- rispose lei.

07/02/06

La Domatrice

Era sottile, elegante nel frack bianco, i capelli biondi facevano da cornice agli occhi d’oro, si muoveva attenta e sicura, nella destra teneva una piccola frusta, era una domatrice di emozioni, le sapeva tenere a bada e modulare, e loro, obbedienti, facevano evoluzioni e poi docili tornavano nella gabbia.
Ma un giorno un’emozione tigre, feroce e selvaggia la travolse e quasi la mangiò.
-Capita anche ai migliori domatori- si disse dopo, quando la paura fu passata.

Fai la nanna

Il buio era assoluto, così totale che la sua retina non eccitata generava piccoli lampi di luce verde, sotto i suoi piedi il suolo era cedevole,le sue braccia incontravano ostacoli su ogni lato, era circondato dal silenzio e da un leggero profumo di viole.
Ricordava di essersi addormentato nel suo letto come tutte le sere dopo aver preso le medicine.
- Non devo farmi prendere dal panico!- pensava, ma l’angoscia stava velocemente eclissando le sue capacità di pensare razionalmente.
Nessun rumore rompeva il silenzio assoluto e faceva caldo, tanto, troppo caldo.
Ma non si stava male, solo un po’ stretti.
Improvviso un suono arrivò da lontano: – Nuova…..Fiesta….senza interessi…- e il sopra divenne sotto.
-Sono di nuovo dentro la mamma!- pensò – Posso ricominciare tutto!- e si addormentò sognando il primo amore.

06/02/06

La pillola

L’adolescente seduta accanto alla madre e davanti a Haemo mostrava insofferenza, guardava il Logico con aria scocciata, negli occhi l’affermazione del possesso della verità ultima.
“Non so più cosa fare professore, se dico bianco è nero, non riesco a comunicare con mia figlia, è un continuo contestare” disse la mamma.
“ Tu cosa ne pensi?” disse Haemo rivolto alla fanciulla che aveva un palmo di pancia ad ossigenarsi.
“Vuole sempre aver ragione, non capisce che la vita è cambiata, noi giovani vogliamo divertirci”
L’Hercules Poirot dei clinici stette in silenzio per un po’, poi, aperto un cassetto della scrivania ne estrasse una scatolina di lucido legno.
Le due donne l’osservavano.
Haemo aprì il contenitore con lentezza e ne estrasse due compresse perfettamente uguali tenendole fra il pollice e l’indice delle sue mani.
“ Queste due compresse sono perfettamente indistinguibili, una è del tutto innocua, l’altra è un veleno potentissimo che provoca morte istantanea, sono entrambe insapori e si sciolgono velocemente in qualsiasi liquido, ora ne consegnerò una a testa, nessuna di voi sa quale delle due compresse le sia capitata ed ognuna di voi dovrà somministrare la propria all’altra se l’incomunicabilità diventerà troppo pesante, dopo potrà parlare da sola” ora andate ho da fare.
Madre e figlia uscirono confuse con la loro pillola fra pollice ed indice.

Tennis

“Cosa potrei fare oggi per divertirmi un po’?” pensò Haemo.
Decise per una partita a tennis con Claude il suo manicure gay paraplegico.
Amava vincere.

05/02/06

Zoom

La neve copriva ogni cosa e le nuvole basse sui monti avvicinavano l’orizzonte contraendo la realtà.
Osservava dalla finestra, nel silenzio, quella cartolina in bianco e nero, il giallo delle persiane spento dal grigio dell’aria, l’enorme forca di una gru incongrua nel paesaggio alpino.
Un filo di fumo saliva verticale da un camino e si dissolveva presto nel gelo.
Fuori il rumore attutito delle rare auto.
Repentina calò la nebbia, la gru, le case, i pini divennero fantasmi.
“Sopra le nuvole splende il sole” pensò…e sorrise.

04/02/06

Reset

La cella monacale era spoglia, , entrando fu colpito dall’odore di calce e di legno antico, con uno sguardo potevi coglierla tutta, la luce entrava dai vetri lindi della finestra ed il bianco delle pareti era curiosamente contrastato dal giallo acceso della coperta sul letto e dal legno scuro dell’inginocchiatoio e della piccola scrivania.
Si sedette sul letto, le braccia allungate , le mani fra le ginocchia, il capo un po’ chino, c’era silenzio ed il tepore del primo autunno rendeva la temperatura confortevole.
Ogni tanto veniva qui per riflettere per girare gli occhi come una bambola rotta e guardarsi dentro.
Si sdraiò, le mani dietro la testa e cominciò a smontare, a semplificare con metodo e rigore quei pensieri che rendevano complicata ogni mossa della sua personale partita a scacchi con la vita.
Una riduzione ai minimi termini alla ricerca della mossa elegante.
Il bianco del soffitto era il foglio vergine sul quale ogni volta riscriveva la sua storia e nel bianco tutto sfuocava lasciando nitidi solo i valori, singolarità irrinunciabili.
Nuova energia fluiva nel suo essere.
Aprì gli occhi, allungò il braccio per girare la chiave dell’accensione, mise la freccia ed uscì dal parcheggio per tornare a casa.

03/02/06

Piroette

La ballerina volteggiava incorniciata dal suo tutù, occhieggiava di sottecchi il fidanzato che, addossato alla parete della scuola di danza, la osservava ammirato.
Piroette, passo doppio, salto e piroette, si sentiva davvero bella.
La musica fini’: “ Ti sono piaciuta amore?” gli chiese un po’ affannata, la fronte imperlata di minuscole goccioline di sudore.
“Si ma amo Ektor” rispose lui.
Per un attimo il mondo si fermò per il cuoricino di lei e poi finalmente si spiegò la di lui mania per il costume scozzese e la abnorme sonorità delle sue flatulenze.

02/02/06

Trentotto minuti

Fuori era inverno, il vento fischiava gelido e la gente camminava frettolosa sui marciapiedi con i baveri rialzati, c’era un accenno di neve e il grigio dominante era bucato dai fanalini delle auto.
Guardava dalla finestra e il suo alito produceva aloni, ad ogni respiro il vetro era un po’ più opaco, come i suoi pensieri, doveva solo decidere come, il quando era domani, il dado era finalmente tratto.
Ci aveva provato tante volte, sempre senza successo ma sentiva che domani ci sarebbe riuscito, avrebbe impugnato lo strumento giusto ed il tormento sarebbe finito, una volta per tutte.
Avrebbe aperto il forno e…centottanta gradi per trentotto minuti , il souffle au fromage non si sarebbe più sgonfiato.

Il Drago

Non credeva ai suoi occhi! Un drago un vero, solido, ruggente drago era posteggiato al centro della carreggiata sull’autostrada Genova Milano.
Fermò l’auto ad una distanza conveniente e scese.
- Pussa via- gridò –vattene bestiaccia-
- Sciò, sciò-
Il drago girò la testa e con voce cavernosa: - Le spiacerebbe gridare piano? Mi sta disturbando- disse.
- Ma ho fretta, devo andare- disse Haemo sbalordito.
- Chissà dove dovrà mai andare- disse il Drago e aggiunse: - Entri nella favola ci mancava giusto un personaggio, guardi che è divertente sa?-
- Sentiamo, che favola sarebbe?- chiese Haemo
- E’ la favola di un monaco che aveva sempre fretta e a causa di ciò per tutta la sua vita aveva visto le cose solo in superficie, non aveva tempo di fermarsi per gustarle, finché incontrò un drago sul suo cammino, fu costretto a fermarsi e fu invitato ad entrare in una favola- replicò il Drago paziente.
- E come si intitola questa favola?- chiese Haemo.
- Si intitola Vita, vieni?- chiese il Drago.

Poesia

La neve cadeva lenta a spegnere i colori e gli angoli, Haemo guardava dai vetri in silenzio, gli sembrava che anche il tempo cambiasse ritmo e velocità.
Amava quei momenti.
- Ricorda la posta, la banca e il dentista, che rottura questa neve!- disse Cecilia
- Si cara- e chinò la testa.

Wash Out

Nel sogno volava….la sua casa divenne sempre più piccola, poi vide la sua città e la sua regione, l’Italia era davvero uno stivale!
Alcune parti dell’Europa erano bianche di neve e, salendo, la terra gli apparve come una palla azzurra, guarda!…Il sistema solare! Il sole era diventato una stella piccina e lui si allontanava sempre più.
I problemi erano ormai dimenticati all’esterno della galassia.
Decise di ridiscendere….era puro.

Eternità

La macchia mediterranea che delimitava il sentiero in discesa, rosso di terra e a mezza costa, formava una specie di galleria che tratteneva i profumi e, in fondo, il mare era uno specchio d’oro,
era inverno ma l’aria era tiepida, nelle gambe la salita e poi la discesa.
Su una roccia calda di sole una lucertola insonne si muoveva lenta e i bombi esploravano cauti il territorio.
Quanta imperfezione nel suo mondo interiore se era necessario un ambiente gradevole perché stesse bene.
Intuiva che la serenità deve nascere dentro e deve essere indipendente dal mondo esterno, ma era consolante pensare che tutto quanto lo circondava sarebbe rimasto così fino alla fine del tempo.
Scosse piano la testa e si stappò una birra.

Mattutino

Un urlo lacerò la quiete e il silenzio prima dell’alba: “ La cartaaaaaaaaaaaaaaa”.

La prima volta

Era la loro prima volta, lei tesa lo guardava negli occhi senza parlare, il seno incorniciato di pizzo si intravedeva dalla camicetta semisbottonata, la mano nella mano, in una stretta che faceva quasi male, lui in preda ad una tempesta di emozioni taceva, aspettava.
Le bocche asciutte,un rombo nelle orecchie che si fece quasi urlo, i loro cuori accelerarono e finalmente l’aereo decollò.

Love

-E’ solo questione di fortuna- disse Maria guardandolo negli occhi con aria aggressiva.
Lui abbassò i suoi e: - Fortuna sto par di palle- mormorò spegnendo l’apparecchio della fusione fredda che stava funzionando da 12 ore.

Il colpo

Aveva progettato tutto per bene, in modo meticoloso, quasi maniacale.
Era giorno di stipendi e la banca sarebbe stata imbottita di contanti, i vestiti double face per passare inosservato subito dopo il colpo e la metro li a due passi, la bomba panico per inchiodare tutti in un unico grosso lampo e la pistola abbastanza grande da risultare irresistibilmente convincente.
Aveva controllato e ricontrollato tutto, eppure qualcosa non lo convinceva, era tutto troppo grosso e vicino e questo suono che gli arrivava attutito cos’era? Si sentiva pesante.
- Cos’e’ stato?-chiese un passante.
- Sembra che uno che voleva fare una rapina abbia avuto un colpo- rispose uno sconosciuto.
La sirena dell’ambulanza stava già sparendo in lontananza…

Uno strano caso 6

Era il primo caso italiano di influenza aviaria, H5N1 il temibile virus aveva fatto il salto di specie, ma come?
La signora Maria (nome di fantasia) , la paziente, era impiegata nello studio del notaio De Pretis, abitava in città ed aveva normali abitudini alimentari, i medici non riuscivano a scoprire come si fosse infettata.
Venne chiamato Haemo, l’Hercules Poirot dei medici, noto nell’ambiente per la sua perspicacia clinica, osservò la paziente e gli bastò una domanda: “ A che ora va a dormire la sera signora?”
“Alle 19,30” rispose la paziente.
“Et voilà…il caso è risolto” disse Haemo con modestia.

01/02/06

Dirimpetto

Abitavano una di fronte all’altro, la loro conoscenza era limitata a quanto vedevano uno dell’altra alla finestra, una conoscenza formato tessera.
Lui cercava di indovinare i pensieri di lei e le sue emozioni dal modo nel quale lei osservava il cielo, a volte frettolosa, lei era incuriosita dal signore di fronte, sembrava severo e triste.
Lei batteva sulla tangenziale e lui soffriva di emorroidi, gli rovinavano la vita.

Festina lente

La formica camminava svelta fra l’erba, stava portando nel formicaio una deliziosa ala di mosca, era faticoso ma ne valeva la pena, sarebbe stata eletta operaia del mese, lo sentiva, si fermò un momento a riprendere fiato quando, fulmineo un pensiero le attraversò la mente: - Chi sono, da dove vengo, dove vado, cosa ci sarà dopo?-

Circus

Quel misto di reticenza ed abbandono di lei lo aveva affascinato fin dalla prima volta che l’ aveva vista.
Fra loro non c’era mai stato niente, lo emozionava starle vicino e, le rare volte che lei gli sfiorava un braccio con la mano avvertiva una familiarità che , forse solo nella sua mente, andava oltre le parole.
Gli piaceva come le si muovevano i capelli quando faceva una breve corsa verso la macchina, immaginava il suo corpo nudo, il suo sapore e lo stupore dei suoi occhi nel momento dell’estasi.
Gli sarebbe piaciuto guardarla spogliarsi, sarebbe stata certamente timida e questo lo avrebbe acceso.
Sognava di svegliare la puttana che si nascondeva da qualche parte dentro di lei e di giocare in modo gioioso e libero.
Fuori lo show continuava lui era l’uomo ammaestrato e lo sapeva impersonare molto bene.

Uno strano caso 5

“Maestro, è un caso di gravissima nevrosi post stupro, abbiamo provato di tutto, lei è la nostra ultima speranza, il nostro faro nelle tenebre” disse Luca rivolto a Haemo indicando la procacissima, sventurata fanciulla che stava in silenzio sul letto abbracciandosi le ginocchia con le braccia e lo sguardo perso nel vuoto.
Il Semidivino riflettè un momento e poi: “Oggi applicherò un principio omeopatico, similia similibus iuvantur, lasciatemi solo con la paziente”
“Et voilà caso risolto!” disse il Gran Visir della medicina con voce affannata uscendo dalla camera poco dopo.

Uno strano caso 4

La sciagurata rivolse il suo sguardo verso Haemo ed un’invocazione muta partì dai suoi occhi spenti.
“Cosa abbiamo qui?”chiese il Clinicus Clinicorum rivolto alla dozzina di assistenti che lo seguivano adoranti.
Luca, il suo prediletto consultò la cartella e: “ Un caso di cecità isterica professore”
Li accanto, sul comodino una piantina innalzava i suoi stenti rametti al cielo, il Catartico raccolse un poco ti terriccio e, mescolatolo alla sua saliva , lo passò sugli occhi della sventurata.
“Vedo vedo!” disse la fanciulla.
“Tris d’assi” disse l’Assoluto e aggiunse con accento parigino: “Et voilà caso risolto!”.

Uno strano caso 3

“Professore mi aiuti la prego!” disse il giovane rampollo della ricchissima famiglia torinese rivolto a Haemo.
“Qual è il problema?” chiese l’Hercules Poirot dei medici con voce interessata.
“Temo di essere omosessuale” disse il paziente.
“Ha mai avuto rapporti anali passivi?” domandò l’Eclettico.
“Si” rispose lo sventurato.
“Et voilà, caso risolto!” esclamò l’Iperbolico.

Uno strano caso 2

Il giovane uomo entrò nello studio di Haemo con aria imbarazzata, l’Hercules Poirot dei medici pose il suo sguardo fermo ma benevolo su di lui e :” Buongiorno giovanotto mi dica”
“Professore, soffro di stitichezza” disse lo sventurato.
“Quante volte va di corpo in una settimana?” chiese il clinico.
“Nemmeno una” rispose il paziente
“Favorisca spogliarsi” disse Haemo, poi “mhh…mhh “ rifletteva alla vista dello spropositato pene del giovane.
“Mi dica giovanotto, quando defeca il pene lo tiene all’interno o all’esterno del water?”
“All’interno, come tutti” rispose sconcertato il paziente.
“Et voilà caso risolto! Lei non soffre di stitichezza, ha l’ano terrorizzato.”aggiunse il catartico con accento marsigliese.

Uno strano caso 1

L’industriale del pecorino era ormai alla disperazione, tormentato da un deficit della funzionalità erettile davvero ostinato.
Erano stati interpellati i migliori urologi, sessuologi e psicologi del paese, isole comprese senza risolvere il problema.
Ormai sfiduciato il paziente si recò, come in pellegrinaggio da Haemo, l’Hercules Poirot dei medici, la sua ultima speranza.
Fu eccezionalmente ricevuto nella serra, Haemo in guanti bianchi accudiva le sue orchidee, sollevò lo sguardo: “Sono stato avvertito del suo arrivo dal professor Rognoni e sono stato messo al corrente del suo caso”
“Professore,mi aiuti la prego” disse l’industriale con voce rotta.
Bastò una domanda: “ Che ammorbidente usano a casa sua per il risciacquo della biancheria intima?”
Venne fatta una concitata telefonata a casa….” Coccolino eccellenza”.
“Et voilà….caso risolto!” disse Haemo con accento parigino.